amore

CIGARETTES AFTER SEX

Donare vita alla vita

Uno squarcio
Una crepa
Uno spiraglio:

L’intercapedine
Dell’esserci

Per se stessi
Negli altri.

Si muore soli,
Ma basta un abbraccio

Per filtrare il cosmo
E tornare scintilla.

Rinnovare luce
A crepare l’oblio

Distorcere il buco nero:
Lo spiraglio del respiro.

Lo squarcio dell’amore.

Eros e Thanatos.

O NO?

C’è voglia
Di voglia
Di vita
Di carne
Di contatto

Vero

Nella digitalizzazione
Del senso
È sesso l’esserci

Quando questo
Scompare

Saranno ancora le sfingi

A sorridere sulle lapidi.

Questi enigmi
Nemmeno affrontati

Il narcisismo
Dell’inutile.

L’esasperazione della superficie

L’espressione che si dilata.

Se non lo capisci
Allora rifuggi,

Ma siamo già capiti
E fagocitati:

Tanto vale amarsi!

IL DIVINO SERPENTE

Qui
Dove il ricordo
E la storia

Stuprati

Giacciono inermi.
Dove la percezione
Fagocita il pensiero

Dove non c’è

Orientamento né salvezza
Né consapevolezza.
Qui

Dove tu hai deciso

Di arroccarti
Nel tuo hortus conclusus,
Dove le lacrime

Hanno un prezzo

E l’uomo è scintilla…
Qui! Dove pensavi
D’aver seminato

Ma ti risvegli in fiamme:

Qui, che non ci hai capito
Un cazzo, ma col cazzo
Che lo capisci!

Qui non ci siamo
Non siamo mai stati
E mai saremo.

Confesso

Ho urlato il mio nome
Deriso dalle stelle

Nell’eco la speranza
Che affievolita

Mi schiaffeggia!

Eccomi: non ci sono
Ma mi sento dentro

L’impossibile!

Il dissacrante è il sacro
Nudo, il nudo sacro

Siamo noi, già morti

E combattenti!

Già morti e deficienti,
Già morti e senzienti.

Già morti e infuocati.

L’amore è il pulviscolo
Di stella a me percepibile..

Mi faccio deridere, mi sento immortale!

Amate l’amare, fratelli già morti!

To belong, never possess

E per sempre permeati
da questo flusso inattingibile
le nostre anime si perderanno,
si scambieranno sguardi obliqui
e sorrisi claudicanti, ma rivolti
all’In sé in vista dell’immenso,
ci riscopriremo sondando le crepe
del destino che ci ha abbracciati,

e voluti dentro.

Io, tu e Nolde

Ricordi e rovine –
è un concepirsi altro
che marchia negli organi
l’estatica meraviglia,

l’Uno.

Ricordi e rovine –
istantanee difettose
e la memoria si sgretola
in schizofrenico guazzabuglio,

la Frammentazione.

(Ricordi, amore?)
Giacciamo ancora
sulle nostre rovine,

e fondiamoci

nell’abbraccio del Vuoto.

Il cuculo folgorato

Alfine alla sera
il cuculo cantò –
stormì fino a lacerarsi
in foglie, le sue ali di luna
sbattevano – flap! flap! flap! –
ma fuori, lontano un macabro ronzio.

Locuste! Cavallette!
Che ci salvi il buon Dio! –

il cuculo stridé:

in piazza impazza un’orgia!
un ricco ciccione ignorante, re del
mondo! Dal fango, in melmaglia cogente
s’erge il principio della carne nel quid dell’Attimo
dello schiudersi in afflato – vergine, il pensiero s’inganna,
pendente in eterno alle soglie del niente! Servo impotente!
Per quel bruscolo, per quel briciolo d’eternità, voi Adami folli
in preda al richiamo di Sirena! – è qui la soglia, non la rimirate; stolti?
Qui – all’interno dell’eterno, dove un flusso vulvatico si contorce e s’irradia
in miliardi di frammenti di esseri/nei/mondi spruzzati in un effluvio di vite incoscienti,
vite che si moltiplicano e s’ingozzano di vana vanità per sopravvivere e morire e rinascere
dal marciume in fiore, carbone il diamante, l’amore – l’odore svampisce, e voce, mia voce, nonvoce –

(silenzio!)

Il cuculo morì,
addormentato.

Testimonianza Frammentaria n°11 (Condannati a somigliarci)

Sciamannare
di candide artritiche
sembianzesilhouette,
scarne in carne
sperse e immerse in forme
inoppugnate.

Nei meandri del respiro
che proferisce insieme
alle tue parole, ho esperito
la frazione di assoluto,
quando l’anima libera,
come spietata alba,

sonda l’immensità
della tua dolce essenza.

Antinomia di violini,
svirgolettate d’onniscienza,
apparente meticolosità

dell’inerzia della macchina –

Ma qui, per sempre,
all’anima tua,
libera, alata e svincolata

(dal beffardo giogo)

dedico ogni intuizione,
ogni infinitesimale luccichio
di beltà, di fierezza,
di vento che spettina
distese di lande infinite –

Infinite, sì,
come questo assoluto
guazzabuglio.

Traguardo e partenza,
illusione e povertà,
stimolo e ostacolo;

respirate, sapete?

Centellinati come granuli
di sabbia, forzati al lento sbiadire,
ad una futile perdizione.

L’erroneo condannarsi,
la fatale tentazione
di primeggiare, sul nulla.
Imputandoci di essere schiavi,
temiamo l’essere padroni:

la libertà non si eredita,
si conquista.

Testimonianza Frammentaria Originaria

Com’è paradossalmente assurdo
essere costantemente investiti di vita,
di vita, di vita vitalistica
vita, e solo vita!
Non so se per caso abbiate
mai potuto sperimentare cosa voglia
dire scorrere lenti su di una foglia
come una goccia dopo una tempesta
di primavera, o come l’ultimo rigolo
di piacere, di sudore che scorre dopo l’orgasmo,
e l’amore fatto con l’Amore con la A maiuscola
sì, il godimento e ancora investimento di vita
appunto! Vita e solo vita in quanto essa
permane finché ne ha le forze, perché
solo essa smentisce le sentenze e
rivendica i morti importanti e le emozioni
che stronzi (senza gabinetto nel quale gettarcisi)
hanno sempre cercato di neutralizzare,
e poi attestati, premi, coppe, Nobel per la pace
o per la pallavolo, o per la musica o l’Arte!
Ma “sèmm tücc fiöö de questa scalinada!”
e tante volte le parole è meglio affidarle
a chi meglio di noi è in grado di addomesticarle.

Wait

Sai, ci ho immaginati lontani,
eravamo creste d’onda
ci abbattevamo
scrosciando via
la putredine.

Sai, ci ho immaginati lontani
e nel futuro ho sentito
i nostri respiri approfondirsi
e dilatarsi, unendosi.

Sai, ci ho immaginati lontani
con le nostre dita ancora intrecciate,
come rami che imperterriti volgono
al sole.

Sai, ci ho immaginati lontani
eppure così vicini:
come particelle che orbitando
s’attraggono.

Sempre esisteremo,
saremo nebulosa,
creeremo vita

e illumineremo,
insieme.

Senza Titolo per Te (Glòsòli)

Il tratto lieve del tuo profilo
risuona nei miei organi
come un violino dolce
dolce e fervente, ustionante

non importano le circostanze
siamo qui ad annegare
nella palude delle frasi stagnanti
ma non farti illudere, sai?

Immersi nella vastità dei millimetri
cerchiamo di barcamenarci
in un mondo di kilometri,

siamo ancora noi due,
io ed il tuo sguardo
tu ed il mio battito

melodia vitale,

immortale concerto

dell’esistere.