C’è quel sentirsi altro, come quando la mattina ti svegli e hai quella voglia incommensurabile di cantare. Cantare sopra tutto, sopra tutti. Per zittire quelle sciabole che roteano furibonde e invisibili, sguainate da canali intangibili, che non feriscono fisicamente, ma lacerano l’anima. Quel canto istintivo, viscerale, che sorge per crepare lo specchio farlocco, che ci imprigiona. Quello specchio che come streghe di Biancaneve ci porta tutti i giorni a chiederci chi è la più bella del reame. La più bella del reame? Io rido chiedendomi quale ipoteticamente potrebbe essere questo reame tanto agoniato quando idioti ci ingobbiamo verso uno schermo che più che reame (universo) sembra piuttosto una gabbia per uccellini che hanno dimenticato come volare..La più bella di questo reame di cartapesta è il sinonimo della cimice che vuole puzzare più delle altre per lasciare una parvenza di ricordo di sé. Il reame è qualcosa che mi frustra, come un tarlo, perché mi fa capire che non capiamo un cazzo in realtà: viviamo il mondo di immagini senza percepire minimamente il flusso della galassia che ci sputa in faccia l’infinito! Il vostro, il nostro reame è uno stagno dove le orchidee sono le prospettive e il cantare di rospi il successo. Questo stagno mi spaventa perché scava dentro il nostro essere e ci fa sentire come sempre in bisogno di cantare più forte, per mostrare la nostra miseria incommensurabile di rane. Pronte al suicidio pur di accaparrarsi l’ultima mosca. Ma che sapore ha? Ma chi si chiede che sapore ha il sapore? Sembrerebbe che lo sbattere incosciente contro queste sbarre risuoni più mite se tutti quanti sentissero questo stesso risuonare. Il prigioniero che urla più forte è colui che ha ragione. E se ripete infinite volte la sua menzogna c’è caso che questa diventi verità. La verità! Ah concetto inflazionato e quanto mai stuprato nella sua essenza. L’unica verità della verità è che tu vorresti fuggirle a milioni di chilometri di distanza pur di non vederla. Perché se solo potessi sfiorarla questa ti polverizzerebbe. Come d’altronde succederà anche per il nostro orto, la Terra, che solo per astruse incognite che si sono assurdamente coniugate non implode!

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